Intervista a Claudio Pasquale, igienista dentale e professore a contratto presso l’Università di Genova
«Gli ultimi studi dicono che a soffrire di parodontite è addirittura il 60 % degli adulti, specie dai 35 anni in su. Una malattia molto diffusa, dunque, ma anche subdola perché all’inizio si manifesta come una gengivite, un disturbo banale che molti tendono a prendere sottogamba rimandando l’appuntamento dal dentista. Invece si dovrebbe intervenire subito con una seduta di igiene professionale (la pulizia dei denti che permette di eliminare tartaro e placca): è questa l’unica forma di prevenzione possibile. Senza una pulizia profonda, la gengivite è destinata a degenerare in
parodontite» esordisce così Claudio Pasquale igienista dentale e professore a contratto Università degli studi di Genova. Nel dipartimento con cui collabora, ha testato e sta studiando il trattamento Aladent®.
A lui chiediamo di fare chiarezza sui metodi di cura della parodontite oggi più impiegati.
«Una precisazione: parlare di cure è improprio, si tratta di soluzioni più o meno efficaci per combattere e tenere sotto controllo la parodontite, una malattia che può sempre ripresentarsi. Uno di questi è il laser, da usare dopo aver pulito bene i denti da tartaro e placca, per il suo effetto citotossico sui batteri. Per rimuovere il biofilm batterico alla base di gengiviti, parodontiti o perimplantiti, le infiammazioni delle gengive che accolgono un impianto, funziona anche l’air polishing, il getto di aria, acqua e micropolveri usato anche nella pulizia dei denti».
Nella fase acuta, però, servono anche gli antibiotici.
«Farmaci importantissimi, che però non agiscono su tutti i batteri e a lungo andare diventano meno efficaci a causa dell’antibioticoresistenza che innescano. Non è un caso che l’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, da anni fa campagne contro l’abuso di antibiotici».
Arriviamo dunque alla terapia fotodinamica, alla base di Aladent®.
«Questa tecnica si basa su tre fattori fondamentali: una luce, un cromoforo (cioè un colorante chimico) e l’ossigeno. Quando il cromoforo, contenuto nel gel, penetra nelle tasche parodontali viene assorbito e metabolizzato dai batteri che espellono una sostanza acida: è proprio questa ad assorbire la luce rossa della lampada a Led e a innescare il processo fotodinamico durante il quale si libera una forma di ossigeno che distrugge i batteri patogeni. Una metodica collaudata, alla quale si è arrivati dopo aver sperimentato con successo la stessa tecnica in dermatologia, per curare alcuni tumori della pelle».